ERCOLE OTTAVIO VALERIO CAVAZZA

Racconto delle tribolazioni del cittadino Ercole Ottavio Cavazza, notaio , e di tanti altri castellani durante il periodo delle lotte tra giacobini e insorgenti e tra francesi e austriaci
1799 – 1800

19 giugno1796 i soldati francesi sono a Castello. E’ l’inizio del putiferio. Cambiano abitudini centenarie. Il calendario, il modo di contare il tempo. Non ci sono più nobili ma tutti sono chiamati cittadini. Non c’è più rispetto per la religione e le sue cerimonie. Sono vietate le processioni e ogni cerimonia esterna alle chiese. Addirittura il suono delle campane la notte di Natale 1798 e questo provocherà una rivolta con assalto al campanile. Si chiudono i conventi di S. Bartolomeo e di S. Francesco. Si sequestrano gli arredi preziosi delle chiese e i beni delle Compagnie del SS.mo e del Rosario. Si introduce un nuovo rito pagano: quello dell’Albero della Libertà, che costerà la vita al parroco di Varignana don Zanarini. Inoltre aumentano le tasse e i balzelli e aumentano i prelievi dai beni dei possidenti del paese. E ciò è ancora più doloroso.
Comunque tutto questo è ben poca cosa rispetto a ciò che andremo a raccontare iniziando dal maggio1799.
Le fortune dell’esercito francese in Italia stanno declinando. Il 20 aprile 1799 i cosacchi del generale Suvorov ( quello di Guerra e Pace) sono a Milano. Tutta la Romagna è in rivolta, gli insurzent ( i ribelli alle angherie francesi) sono appoggiati dagli austro-russe e usate come truppe ausiliarie.
A Castello dopo la rivolta del natale 1798 e la successiva repressione, il clima era piuttosto agitato. Nel Borgo si è avuta una grossa rissa tra sostenitori dei francesi e quelli degli austriaci, questi ultimi dicendo che quanto prima sariano giunti tedeschi e napoletani e che in allora si sariano lavate le mani col sangue de municipalisti.
Il 13 maggio un certo Gioacchino Badiali si presenta in paese ornato con rami di bosso (come emblema degli insorgenti) e invita i paesani a gettare le coccarde tricolori e sostituirle coi detti rami. Ottiene una immediata adesione. Viene occupata la sede della municipalità e disarmata la Guardia Civica, che non si oppone. Il presidenti della municipalità Angiolo Lolli, che Cavazza definisce terrorista famoso e giacobino ben conosciuto, fugge a Bologna a chiedere aiuto. I francesi infatti sono ancora a Bologna e gli austriaci sono ancora lontani.
Con l’abbandono dell’autorità il rischio ora è quello dell’anarchia. Ciò che resta della municipalità il 16 maggio convoca un Comitato diciamo di salute pubblica con personaggi importanti del vecchio consiglio, (Lugatti, Andrini , Bertuzzi). Quindi invita a rimettere le coccarde (è la legge in vigore) e organizza un servizio di guardia alle porte. Servizio opportuno perché alcuni giorni dopo ci sarà uno scontro con un gruppo di insorgenti intenzionati a entrare nel Borgo per saccheggiare.
Un segno della fase in via di cambiamento è la concessione a fare la processione per la festa del Corpus Domini il 26 maggio. Intanto in Borgo nuova baruffa tra i sostenitori del bosso come Badiali e giacobini come Giovanni Inviti e figli.
Il 28 maggio arrivano da Bologna 50 soldati cisalpini. Sembra si possa ripristinare la situazione normale e si arrestano alcuni sostenitori delle frasche di bosso, però il giorno dopo passano truppe francesi in fuga dalla Romagna indizio della gravità della situazione. Il 31 maggio fuggono i partitanti francesi più compromessi o più fifoni.
Nell’occasione tra le carte lasciate dai fuggiaschi, come riferisce il Cavazza, sono trovate liste nominative di 21 avversari da incarcerare, di 7 da fucilare ed un elenco delle case da saccheggiare.
Il 2 giugno arrivano 12 dragoni austriaci da Imola, multano e taglieggiano dei presunti partitanti francesi, abbattono l’albero della libertà e se ne tornano a Imola.
Il giorno successivo tornano in forze i francesi col generale Hulin. Vengono arrestati il nostro Ercole Cavazza e Francesco Andrini e portati ad Imola. Assieme a loro sono prigionieri 5 insorgenti che arrivati con loro a Imola sono immediatamente fucilati. Temono chiaramente la stessa sorte, invece sono portati a Bologna. Il Cavazza sarà liberato il 26 giugno.
Intanto a Castello ci sono altri 5 arresti tra cui Lugatti e Bertuzzi ai quali vengono saccheggiate le case. In diversi fuggono o come Badiali vanno con gli insorgenti.
Sembra di nuovo che si sia tornati alla normalità. Il 7 giugno è ripristinata la Guardia Civica e il governo locale col presidente Lolli.
Però il generale Hulin coi suoi soldati se ne è andato da Imola ed è tornato a Bologna .
Il 12 giugno arrivano 13 dragoni tedeschi che si scontrano con la guardia civica. Sono fatti prigionieri e portati a Bologna. E’ un grande successo e grandi sono gli elogi da Bologna ai nostri civici.
A Castello però c’è grande paura della probabile vendetta dei tedeschi che si trovano a Imola. Quindi ancora una volta, si preferisce non essere presenti e fuggono il presidente Lolli, l’arciprete Calistri ma anche le famiglie Cavazza, Lugatti e Bertuzzi.
Il 20 giugno succede il fatto più grave e che avrà maggiori conseguenze sul paese.
Tedeschi e insorgenti che erano arrivati nei pressi di Bologna ed erano stati respinti, arrivano a Castello e pretendono mille scudi per non saccheggiare il paese. Vengono in qualche modo ingannati poi assaliti in Borgo dai paesani guidati da Antonio Inviti. Il risultato sono 5 dragoni uccisi vari insorgenti feriti e prigionieri. I tedeschi fuggono a Imola.
Il giorno dopo arrivano i francesi da Bologna, fucilano due insorgenti feriti ma il 23 se ne vanno. Ormai per loro la partita è finita.
Per i Castellani invece il brutto deve ancora venire scrive il Cavazza: di giorno in giorno si evacuava di familie, perché si minacciava il canonamento del paese dalli tedeschi a motivo della su acenata baruffa, tutti non si aspettava altro che sentirne lo spianamento.(…)
Il venerdì 26 giugno arrivano alcuni dragoni ed un grosso numero di insorgenti e incominciarono a saccheggiare. (…) Dal venerdì fino al lunedì mattina durò l’orrida scena per cui fuggivano le persone dai manigoldi insorgenti. Furono caricate 83 carra di supelletili, robbe e capitali senza li comestibili e danari e tutto fu portato nella vicina Romagna che si vendette in Imola, Faenza, Forlì, Lugo ed altri luoghi.
Si riesce ad evitare l’incendio del paese già deciso portando con tutto il clero la S. Immagine della Madonna del Rosario ad implorare davanti al comandante tedesco. A fare questo fu don Vianello Bragaglia che come dice Cavazza : faceva le veci dell’arciprete Calistri bon giacobino col suo capellano D. Francesco Landi, che erano fuggiti per assicurare la vita.
Effetto secondario, ma non meno grave, di tutto ciò fu anche la distruzione dell’archivio comunale e di quello personale dello stesso Cavazza
Il 30 giugno 1799 i francesi se ne vanno da Bologna il 1 luglio vi entrano le truppe imperiali austriache.
4 luglio 1799 ritorna Cavazza colla sua famiglia e scrive: riconobbi non essere più Castel S. Pietro per mia patria primiera, spogliata di persone, di robbe e di spirare lutto ed orrore. Furono tosto mandati tedeschi quivi, li quali nominarono nove autorità col nome di Reggenza. Nei giorni seguenti sono arrestati vari sostenitori della passata amministrazione e vari sospettati dello scontro coi dragoni con sequestro di case e beni.
Il 28 luglio si fa una solenne cerimonia di ringraziamento, mentre si continuano ad esiliare i sospettati di giacobinismo e non mancano casi di agguati violenti come da parte del Badiali nei confronti dell’Inviti.
E il Lolli che fine ha fatto ? Ci informa Cavazza che il 25 ottobre: in Bologna fu carcerato il dott. Angiolo Lolli ultimo presidente del partito patriotico della Comunità di Castel S. Pietro.
Infine per segnare un definitivo distacco dall’esperienza giacobina il 22 novembre viene ripristinata la vecchia municipalità di prima dell’arrivo dei francesi del 1796 con a capo il Console.
Il nuovo secolo, il 1800 sembra iniziare ormai con la restaurazione del vecchio regime. Il 14 marzo è eletto Papa col nome di Pio VII il vescovo di Imola Chiaramonti.
Le cose però andranno diversamente. Alla fine del 1799 Napoleone che era rimasto isolato in Egitto, riesce a raggiungere la Francia e il 9 novembre 1799 compie un colpo di stato e si impadronisce del potere come Primo Console. Prepara l’esercito e nel mese di maggio 1800 attraversa le Alpi al passo del S. Bernardo.
La notizia del ritorno dei francesi rianima i giacobini castellani che erano ritornati dall’esilio e dal carcere o che erano rimasti silenti.
Si preparano alla rivalsa. L’11 giugno si riuniscono di nascosto in casa Inviti e programmano una rivolta prevedendo un programma ampio di arresti, 44 persone ( i nomi ce li fornisce Cavazza) e di uccisioni, 8 tra i quali Gioacchino Badiali.
Però i francesi non arrivano e ,scoperti, 2 giorni dopo i congiurati fuggono. Sono stati troppo precipitosi.
Appena un giorno dopo,14 giugno, Napoleone sconfigge gli imperiali a Marengo e iniziano le trattative con un armistizio provvisorio.
Il 28 giugno 1800 i francesi entrano a Bologna, La Reggenza imperiale è durata esattamente un anno.
Finalmente i giacobini castellani possono festeggiare, il 29 si fa grande festa a Castello e si ripristina l’Albero della Libertà in piazza.
Ora ovviamente si apre la caccia agli “aristocratici”. Molti riescono a fuggire tra i quali il solito Gioacchino Badiali , altri vengono arrestati. Vengono attaccati anche i moderati come il Cavazza che viene costretto a fuggire.
Il 22 luglio viene nominata la nuova municipalità col vecchio presidente Lolli. Ora si prendono provvedimenti più organici contro gli oppositori, in un cattalogo di aristocratici si elencano quelli da controllare, c’è il Cavazza, tre sacerdoti, non c’è però l’arciprete don Calistri.
Finalmente sembra si sia ritornati alla situazione precedente il 1799. Purtroppo per Castello non è così. L’armistizio provvisorio lascia molte libertà di interpretazioni alle forze in campo. In Romagna imperiali e insorgenti continuano a contrastare i francesi. E’ lasciata molta libertà soprattutto ai gruppi di insorgenti che spesso sono solo bande di razziatori.
In agosto insorgenti di Montecatone occupano Dozza, che deve essere liberata dai castellani.
16 settembre tedeschi e insorgenti occupano Imola e un gruppo di insorgenti tenta di entrare in Borgo. Di nuovo famiglie filo francesi fuggono. Il giorno dopo rientrano dei fuorusciti come Badiali con venti insorgenti che per fortuna se ne vanno il giorno successivo.
Il 20 settembre in uno scontro la guardia civica castellana respinge degli insorgenti al ponte del Sillaro
Il 22 settembre arrivano truppe cisalpine da Bologna
Il mese di ottobre ci sono scontri in paese tra patriotti e vari avversari anche molto diversi tra loro come l’estremista Badiali e e il moderato Lugatti. Evidentemente non si guarda molto per il sottile. Gli animi sono sempre più esacerbati.
In dicembre la situazione peggiora. l’8 avanguardie tedesche sono a Faenza e il 9 truppe ungheresi sono a Imola.
Di nuovo componenti la municipalità, la guardia civica e filo francesi sono in fuga e si scopre la solita lista di 21 ostaggi da arrestare tra i quali Cavazza e figlio.
Ormai sembra che gli austriaci stiano tornando.
Il 10 dicembre arrivano in paese 8 corazzieri tedeschi, abbattono l’albero della liberta e tornano a Imola.
Il giorno dopo arrivano 70 cavalieri ungheresi.
Il 14 dicembre avanguardie tedesche arrivano fino al Savena ma sono facilmente respinte, ripassano da Castello e se ne vanno il 17. Il paese resta in mano dei fuorusciti.
Intanto si sparge la voce del ritorno dei francesi. Il 18 trenta famiglie per paura abbandonano il paese. Il 20 tornano i patriotti, più insolenti e, come dice Cavazza, cimentanti che lo attaccano in piazza con ingiurie e contumelie gravi. che se non si fosse usata prudenza era compromessa la vita nostra.
Il giorno di Natale corrono voci del ritorno degli ungheresi per fortuna l’ultimo dell’anno arrivano da Bologna 300 cisalpini.
Finalmente il primo febbraio 1801 viene firmata la pace tra la Francia e l’Austria a Luneville e può cominciare la Pax Napoleonica.
Finalmente Castello può ricominciare a leccarsi le ferite e cercare di riparare i considerevoli danni materiali, più tempo occorrerà per gli odii e le divisioni che si sono create nel tessuto comunitario.
Per quanto riguarda le vittime dobbiamo dire che è andata abbastanza bene, i morti sarebbero stati i cinque dragoni tedeschi e un paio di insorgenti. Le varie sparatorie e agguati tra castellani non hanno provocato vittime.