Carnevale in Romagna
Michele Placucci autore di una raccolta sulle tradizioni popolari della Romagna dal titolo “Usi e pregiudizi dei contadini della Romagna” edito nel 1818 a Forlì così racconta come veniva festeggiato il Carnevale in Romagna.
Il nostro autore ci racconta che nelle feste da ballo intervenivano dei fanciulli mascherati ornati di fettucce e fiori . Era d’uso durante queste feste ballare intorno a dei fiaschi di vino comperato dagli uomini che intervenivano alla festa e che poi venivano offerti a tutti i partecipanti; si prendeva sulle spalle, portandolo in trionfo la persona più benestante fino alla sua cantina dove, in compenso di ciò, si dava da bere a tutti .
Era uso mascherarsi indossando una camicia bianca sopra i vestiti e tenere un bastone in mano , tutto ciò si chiamava “vecchia” o “andare in vecchia” ; infatti queste persone mascherate andavano casa per casa gridando : “Oh! là è qui la povera vecchia”al che i contadini offrivano pane, vino, carne, uova e formaggio allora i mascherati rispondevano : “Buona è questa casa per la povera vecchia”, se non ricevono nulla urlavano :”Casa spiantata oh! oh!”. Di solito si finiva con una “gatta” cioè una ubriacatura generale.
Un’altra maschera che serviva da guida alla vecchia era “il bagaglione” cioè si indossava una camicia sopra i vestiti ed un berrettone in testa e si andava in giro gridando squarciagola : “ Ecco qui il povero carnevale che se ne vuole andare” oppure : “Ecco il povero carnevaletto” . Nell’ultimo giorno di Carnevale i contadini sia maschi che femmine dovevano mangiare sette volte , nell’ultima sera di Carnevale era obbligo mangiare la gallina più vecchia del pollaio, diversamente si rischiava che morissero tutte le altre galline.