Le Chiese Bolognesi della valle del Sillaro

Chiesa di San Martino in Pedriolo

Situata sulla destra del torrente Sillaro, prima dei rifacimenti del secolo XIX, la chiesa aveva una struttura a capanna ed era lunga tredici metri e larga sei. La facciata conteneva un’unica porta sovrastata da una finestra. All’interno l’altare maggiore in scagliola era sovrastato da un dipinto raffigurante San Martino che resuscita un morto.
A metà del XVIII secolo, a sinistra dell’altare maggiore, venne eretta la cappella dedicata alla Madonna degli Infermi; nella navata si trovavano anche l’altare dedicato alla Madonna del Rosario e quello detto “della Pietà”, in corrispondenza del quale era possibile ammirare un quadro del Tiarini raffigurante la Pietà e Santa Maria Maddalena. All’interno della chiesa vi erano anche un confessionale, un grande crocifisso e il Fonte battesimale in pietra. Nel 1819, per volere dell’Arciprete Giuseppe Roversi e su disegno dell’Architetto Angelo Venturoli, la chiesa venne ricostruita, in ordine toscano per quanto riguarda l’esterno e in ordine ionico per quanto concerne l’interno. Secondo alcune descrizioni del 1844, l’interno presentava l’altare maggiore in marmo, opera di Gioacchino Rodoloni, figlio di Gioacchino di Sant’Ippolito di Fossombrone, sovrastato da un quadro del Professor Filippo Pedrini raffigurante San Martino che ridona la vita al figlio di una vedova. Nelle cappelle laterali si trovavano l’altare dedicato alla Beata Vergine degli Infermi, in cui era esposto un dipinto della pittrice Crescimbeni, allieva dell’artista Calvi, l’altare dedicato al Santissimo Rosario, l’altare dedicato a San Giuseppe, che ospitava un’altra tela del Professor Filippo Pedrini e l’altare dedicato a Sant’Antonio Abate. Oltre agli altari c’erano un organo, il Fonte battesimale di alabastro, sormontato da una statuetta di San Giovambattista e sorretto da una colonnetta in marmo rosso e un bel presepe.
Nel corso del XX secolo la chiesa, profondamente danneggiata nel corso della seconda guerra mondiale, fu riedificata; i lavori si protrassero fino agli anni ’70. Furono ripristinate le volte e le cappelle laterali, venne rifatto il pavimento in piastrelle in graniglia lungo la navata e in marmo nel presbiterio; anche quest’ultimo venne ristrutturato. Nel 1962, poi, si procedette con la ricostruzione dell’altare maggiore in marmo.