Restauro statua del Crocifisso

Santissimo Crocifisso LA STORIA

Del Crocifisso si parla già nelle cronache di Castel S. Pietro nel 1543: fu donato alla “Compagnia del Santissimo” All’inizio fu ospitata in un piccolo oratorio, vicino alla Chiesa parrocchiale. Dal 1741 viene custodita nell’ononimo santuario che si affiaccia sulla piazza centrale di Castel san Pietro. Fin dal 1629 l’ Immagine del Crocifisso veniva portata in solenne processione nella 5° Domenica di Quaresima; questa processione, la più partecipata di tutto l’anno, ha continuato ininterrottamente fino ad oggi. Nel 1708 iniziarono i pellegrinaggi a Loreto portando l’Immagine del Crocifisso,il primo è così descritto: “…al 21 di aprile del detto anno trentasei i Confratelli del Santissimo per la prima volta intrapresero il Pellegrinaggio a Loreto, a piedi col loro venerabile Crocifisso chiuso in una apposita cassa… dopo 13 giorni i pellegrini fecero ritorno.” Si trattò di un pellegrinaggio penitenziale per ottenere la guarigione dalla peste che allora infieriva nelle nostre zone. Come sanno tutti i Castellani, i pellegrinaggi a Loreto con l’Immagine del Crocifisso, sono sempre continuati, con devozione.

IL RESTAURO
Il trascorrere del tempo, le sollecitazioni dovute al momento degli spostamenti e delle processioni ha notevolmente indebolito la figura del Cristo, tanto da dover affrontare , a partire da novembre 2017 un accurato restauro e una ristrutturazione in un laboratorio bolognese. E’ ritornato a Castello nella sua nuova veste il 16 marzo 2018,cioè il venerdì precedente alla “ Domenica del Crocifisso”.


I punti particolarmente critici riguardavano soprattutto le zone intorno ai chiodi della crocifissione, mani e piedi e , di conseguenza anche le spalle. I collegamenti busto e braccia sono stati rinforzati con aste di legno, a cui sono stati collegati dei perni per dare maggiore stabilità anche al capo. E’ stato inoltre rifatta la sede del gancio che sostiene il Cristo alla Croce.


Alcuni chierichetti della prima parte del Novecento lo ricordano come il “Crocifisso nero”, facendo riferimento al colore scuro dell’incarnato e dei capelli, che probabilmente era stato usato per coprire un parziale rudimentale restauro precedentemente attuato. Oggi Il Crocifisso appare con i colori originali del corpo e la fine e delicata pittura che caratterizza i capelli e la barba.